17 giugno 2007

Calanchi

Non alberi qui, non ombre, solo crepe

nel fianco della terra, arsure antiche.

Il vento scava, il tempo è già scolpito

in queste gole senz’acqua, in questi solchi


che come vene disseccate mostrano

l’ossatura del mondo. E le case—

povere ossa di muri, scheletri bianchi—

tengono ancora tracce di focolari spenti,


di voci che il mattino non richiama.

Solo talvolta, un falco gira, scruta,

come chi cerchi un segno, una risposta

in questo sfaldarsi di argilla e silenzio.


Ma nulla torna. Solo l’erba selvatica,

stenta, tra le fessure, a ricordare

che qualcosa, forse, qui fiorì.