30 agosto 2007

Strada di pianura

Era il viaggio che non prometteva ritorno,

ma neppure arrivo. Solo curve

stracolme di fari, di clacson, di fuga

e il cielo, basso, come un vetro appannato.


Ogni uscita un miraggio: cartelli

che indicavano paesi senza nome,

fabbriche sbuffanti, capannoni

dove il tempo marciva in turni vuoti.


E tu, in quest’auto che era un’astuccio

di sudore e radio accesa, hai contato

i cavalcavia, i distributori,

le insegne accecanti di motel spenti.


Poi, a un semaforo, l’epifania:

il viaggio era già finito. Non qui,

non altrove. Solo quel motore

che continuava a tremare, in folle.