Non cercatemi tra i versi pubblicati,
tra le antologie che il tempo sbianca.
Io sono altrove: nella piega oscura
dove l'inchiostro gocciola senza nome.
Ho abitato silenzi con radici,
dialoghi con ombre che conosco.
Il gatto? Un testimone, non un giudice
vede movimenti che voi chiamate vuoto.
I miei quaderni crescono al contrario:
foglie secche nell'acqua stagnante.
Quando li apro, sussurrano numeri
che solo il muro comprende.
Ho amato ciò che non si traduce:
l'intervallo tra due campane,
la geometria dei bicchieri al mattino,
l'alfabeto muto delle mie scarpe.
Non è rinuncia, ma profondità.
Ciò che per voi è assenza,
per me è la sola presenza possibile.
Il mondo entra dal buco della serratura
ed io ne raccolgo i frammenti obliqui,
senza il peso di doverli mostrare.