Stanno lì
con la fronte al vetro
come pesci dimenticati in un acquario,
a fissare il nulla che si muove
forse un sacchetto, forse un cane zoppo.
Le mani incrociate dietro la schiena,
che è un modo educato per dire:
non ho più niente da fare né da essere.
Contano le auto, i passi,
i minuti che passano come formiche
Un colpo di tosse spezza l’epopea,
qualcuno chiude le persiane:
gran finale.
E pensare che un tempo
credevano nell’amore,
nel tagliare il mondo a misura del cuore,
nelle lettere con l’inchiostro blu.
Ora li trovi lì,
con lo sguardo piantato altrove,
a tenere compagnia all’invisibile
e a fare finta di aspettare qualcosa.
© Fulvio Macchi Vandelli