23 aprile 2016

Finestre

Stanno lì

con la fronte al vetro

come pesci dimenticati in un acquario,

a fissare il nulla che si muove

forse un sacchetto, forse un cane zoppo.

Le mani incrociate dietro la schiena,

che è un modo educato per dire:

non ho più niente da fare né da essere.

Contano le auto, i passi,

i minuti che passano come formiche


Un colpo di tosse spezza l’epopea,

qualcuno chiude le persiane:

gran finale.

E pensare che un tempo

credevano nell’amore,

nel tagliare il mondo a misura del cuore,

nelle lettere con l’inchiostro blu.

Ora li trovi lì,

con lo sguardo piantato altrove,

a tenere compagnia all’invisibile

e a fare finta di aspettare qualcosa.


© Fulvio Macchi Vandelli