Scendevo.
Il paese era aperto
come un corpo inciso.
Ruspe ferme,
sabbia nei portoni,
l’aria
un odore di calce e metallo.
La piazza non c’era.
Solo voragini,
tubi
che non portavano acqua.
Sembrava che da anni
vivesse così:
distrutto,
senza memoria
del prima.
E io,
che venivo da fuori,
ero l’errore.
© Fulvio Macchi Vandelli