05 dicembre 2016

L'Errore

Scendevo.


Il paese era aperto

come un corpo inciso.


Ruspe ferme,

sabbia nei portoni,

l’aria

un odore di calce e metallo.


La piazza non c’era.

Solo voragini,

tubi

che non portavano acqua.


Sembrava che da anni

vivesse così:

distrutto,

senza memoria

del prima.


E io,

che venivo da fuori,

ero l’errore.


© Fulvio Macchi Vandelli