Non tutto è svanito.
Nel cretto dell’intonaco
una vite ancora cresce.
Il muro si sfalda,
ma non rifiuta
la presa della radice.
Il paese è cambiato, sì
e gli uomini si parlano
come dietro vetri spessi,
ma il vento conosce ancora
la curva della strada
che porta al fiume.
Mi guardano, a volte,
come si guarda
una cosa smarrita da tempo
ma non ancora gettata.
Non mi riconoscono
ma non mi respingono del tutto.
E io resto,
non per nostalgia,
ma perché in certi giorni,
tra la polvere e il chiasso,
si sente un odore d’alloro
che non ha nome moderno.
Scrivere è ancora possibile.
Anche se la lingua è rotta,
le parole arrivano,
lente, come luci
da una casa in collina
che non credeva più di avere ospiti.
© Fulvio Macchi Vandelli