Non alberi qui, non ombre, solo crepe
nel fianco della terra, arsure antiche.
Il vento scava, il tempo è già scolpito
in queste gole senz’acqua, in questi solchi
che come vene disseccate mostrano
l’ossatura del mondo. E le case—
povere ossa di muri, scheletri bianchi—
tengono ancora tracce di focolari spenti,
di voci che il mattino non richiama.
Solo talvolta, un falco gira, scruta,
come chi cerchi un segno, una risposta
in questo sfaldarsi di argilla e silenzio.
Ma nulla torna. Solo l’erba selvatica,
stenta, tra le fessure, a ricordare
che qualcosa, forse, qui fiorì.