Cominci a sospettare che non siano lì per impedire qualcosa, ma per segnalarlo. Per annunciare che qualcosa sta cambiando. Non nella viabilità, ma in un ordine più sottile, quello delle abitudini, dei confini tra ciò che si conosce e ciò che si teme. Come se il paese stesso, con i suoi muri screpolati, fosse entrato in un altro tempo, o forse in un’altra idea di sé.
Non so ancora cosa ne farò. Ma sento che quelle transenne parlano.
Non con voce, ma con la loro semplice ostinazione a restare.