Là, dove il campo si sfalda
in zolle secche e spine,
un papavero solo
oscilla, né vento né grazia,
solo la posa storta
di chi nasce in ritardo.
Un cane, randagio o smarrito,
l’annusa distratto.
Forse credeva in altro:
carne, o un richiamo.
Invece, il rosso senza scopo,
il gambo che cede.
Poi si ferma,
e per un istante
sembra capirlo:
l'inutile fiorire,
l'attesa che non sa
se è inizio o rovina.
Ma già riprende il passo.
Il papavero resta,
curvo,
come chi ha avuto
uno sguardo di troppo.
© Fulvio Macchi Vandelli